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al testo di Lorena Turri
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Mio padre era uomo molto conosciuto, pertanto, fino a vent’anni, fui da tutti considerata come: “la figlia del … ”(perché da noi si usa la preposizione articolata davanti al nome di persona). Nel frattempo crebbe mio fratello, così divenni, fra conoscenti e amici, riconosciuta come: “la sorella del… ”. Trascorsi un po’ di anni, dopo il matrimonio, provai la gioia vera della maternità. Mi feci, sì, più bella e anche più matura, ma la gente mi apprezzava solo come: “la mamma della… “. Desumo – logicamente - che dovrò aspettare la morte perché davanti alla mia tomba qualcuno possa dire: “Era quella brava donna di cui non si è mai saputo il nome… “!
Per questo, grazie alla nuova tecnologia, per comunicare col mondo, ho scelto un soprannome ridondante, lungo, piuttosto cacofonico e persino sdrucciolo. E’ un po’ ridicolo, mi pare, come del resto lo è ogni cosa sdrucciola, ma forse è più ridicolo un nome di sei lettere - giuste giuste la metà - che nessuno, sembra, riesca a pronunciare!
(Credo che solo Dio quel giorno mi dirà: "Benvenuta, Lorena, benvenuta in questo posto qua!)
(dolceglicine)
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